SOUL GAZING

Se il contatto visivo diretto e fisso può rivestire un significato negativo in un ambiente dominato dalla competitività, per fortuna nelle relazioni affettive è più spesso segno di benevolenza ed intimità. Ed è attraverso gli occhi che si tesse la prima vera connessione con l’altro. L’amore nasce con lo sguardo, e con “amore” non si intende solo quello romantico, ma il sentimento in grado di unire due esseri viventi e farli volere il bene dell’altro.

Detto ciò, guardarsi negli occhi quando ci si conosce a malapena è molto difficile perché ci fa sentire esposti, nudi, di fronte all’altro. Lo sguardo profondo è in grado di denudarci l’anima e se non abbiamo fiducia nell’altro o se ci sentiamo indifesi, ci sarà impossibile sostenere il suo sguardo; chiuderemo le palpebre, distoglieremo gli occhi.

Quando oltrepassiamo il limite temporale della semplice occhiata, sembra di penetrare in un mondo arcano fatto dei misteri inviolati dell’altro, ecco perché è importante chiedere il permesso prima di entrarci, per poi camminare sulla punta dei piedi e con gentilezza, perché è l’unione di due mondi che nasce in questo incontro.

Guardarsi negli occhi significa aprire le porte del proprio mondo interiore, fatto di pensieri mai espressi, di emozioni, di una verità pura che non si può travestire, ma solo nascondere dietro le palpebre. Dietro queste piccole porte di carne, c’è un’anima.

Il Soul Gazing consiste nel guardarsi reciprocamente negli occhi a mezzo metro di distanza, per un tempo prolungato, senza guardarsi le mani; in effetti, guardarsi le mani potrebbe denotare una poca fiducia nell’altro (si verifica inconsciamente che non abbia nulla per ferirci). Guardarsi negli occhi senza distogliere lo sguardo è quindi un guardare e un permettere all’altro di guardarci; ci esponiamo nella maniera più umana e vulnerabile che ci sia, permettendo all’altro di entrare in noi, di leggerci dentro.

Se guardare l’altro, sprofondare nel suo mondo è difficile, lasciarsi vedere, spalancare le proprie porte per lasciar entrare l’altro lo è ancora di più, perché uno sguardo può ferire in un nanosecondo e quella ferita lascerà una profonda cicatrice. Ci sono sguardi pesanti, che mettono a disagio, che sembrano chiedere, pretendere, dimenticando il reale significato di scambio, rispetto e reciprocità, che sono le fondamenta del Soul Gazing: il guardarsi negli occhi per parlarsi con l’anima.

Invece, quando ci sentiamo al sicuro e permettiamo all’altro di vederci, possiamo sperimentare una profonda connessione e un linguaggio scevro di parole e codici che ci permette un livello di comunicazione profondo ed autentico. Quello che sentirà l’altro, lo sentiremo anche noi; ecco il motivo per il quale il Soul Gazing promuove l’empatia e il rispetto: attraverso lo sguardo, tocchiamo l’umanità della persona senza i limiti o categorizzazioni delle parole che possono rinchiuderci in etichette e che non potrebbero mai permettere di scorgere l’immensità di ciò che si può nascondere nell’anima di un’altra persona.

Detto ciò, quanto può risultare importante tra i giovani promuovere il Soul Gazing? Basterebbe considerare solamente il fatto che tale attività oggi può essere facilmente sostituita dall’espressione Tecno Gazing, visto che lo sguardo dei ragazzi è prettamente diretto verso il loro cellulare e sulle loro dita che si muovono ad una velocità lampante tra vari tasti. Ecco che ciò proietta il ragazzo al di fuori del mondo sociale, quello vero, e soprattutto fuori dalla sua dimensione interiore. Occhi, mani, orecchie che non sanno più notare, toccare, percepire ed ascoltare colori, forme, distanze, superfici, suoni, elementi naturali percepibili attraverso quei sensi tanto studiati a scuola che sono la vista, il tatto e l’udito.

Ecco che questo “gioco” di sguardi potrebbe essere facilmente promosso tra i ragazzi, magari proponendo semplici esercizi tra i banchi di scuola o durante un allenamento!

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