Cari genitori, vi siete mai chiesti perché vostro figlio decide di praticare un determinato sport? Avete mai provato a chiedergli perché gli piace? Sono certo che la maggior parte di voi risponderà di no, anzi alcuni si sentiranno in colpa per aver imposto al loro figlio di praticare un determinato sport. Cosa vi aspettate da vostro figlio? Ma soprattutto cosa significa per voi lo sport? Ne avete mai praticato uno?
È importante possedere quella che definiamo “cultura sportiva”. Solo attraverso essa riusciamo a comprendere l’importanza dello sport quale strumento di crescita personale, da un punto di vista non solo sportivo ma soprattutto umano, educativo, valoriale, comunitario, sociale.
È importante far capire che all’interno della cornice sportiva esistono professionisti e allenatori qualificati. Vostro figlio è in buone mani. Lasciate svolgere all’allenatore il suo lavoro, perché di lavoro si tratta, il più delle volte sottopagato o nemmeno pagato, nonostante si occupi di un compito molto importante: la crescita del ragazzo. Non mischiatevi in questioni che non vi appartengono, perché non siete competenti. Sostenete piuttosto vostro figlio nelle decisioni importanti e condividete insieme le varie esperienze prima e dopo ogni allenamento o competizione. Guardate vostro figlio, è soddisfatto? È felice? È ansioso? È triste?
Il processo per diventare un campione è molto lungo, anzi forse irraggiungibile. Educate vostro figlio a saper perdere prima di vincere, perché solamente mostrando lui le due facce dello sport, vittoria e sconfitta, lo state veramente aiutando. Prima di imparare a vincere occorre imparare a saper perdere per acquisire esperienza e per correggere gli errori. Non esistono le macchine umane. Esistono però esseri umani che lavorano tutti i giorni per esprimere il potenziale interno. La sconfitta fa parte della vita ed è necessaria e inevitabile nel processo di crescita sportiva di tutti gli atleti. Chiedete a Michael Jordan. Chiedete a Marcell Jacobs. Chiedete a Roberto Baggio. Chiedete a chiunque. Ma cercate di accompagnare vostro figlio nelle scelte, con umiltà e saggezza, senza preservarlo dalle esperienze negative, spronandolo nelle sue decisioni. Il vincente è colui che non ha paura delle strade tortuose, le affronta, piange, soffre, trova soluzioni per oltrepassarle. Il vincente è colui che ha perso e nella sconfitta ha trovato la forza di rialzarsi.
Conoscere i propri limiti ed esperire eventi negativi in età infantile è importante per evitare l’insorgere di problematiche ben più complesse in età adolescenziale e adulta. Infatti in questo modo viene data al ragazzo la chiara visione di quelli che sono l’oggettivo e il normale funzionamento della vita, ossia che non è tutto rose e fiori e che occorre lavorare duramente tutti i giorni per diventare quello che vogliamo.
Vivere esperienze negative, inoltre, significa apprezzare maggiormente da grandi anche le piccole cose. Non è importante vincere subito, l’importante è capire il perché si è sbagliato e come poter trovare una soluzione all’errore. Intelligenza e capacità critica. Coscienza e capacità di problem solving. Sono questi gli ingredienti dei quali hanno bisogni i nostri ragazzi. Voi, genitori, ricordatevi tre concetti: dialogo, attenzione come cura ed estraneità durante l’atto sportivo, cioè siete genitori, non allenatori. Fate i genitori. Già questo sarebbe metà dell’opera.
AMBIZIONE GENITORIALE E IMPORTANZA DELLA SCONFITTA
