L’arrivo della primavera ha un duplice effetto su di me: da una parte mi induce uno stato di debolezza fisica e tanto sonno, tanto che sto avendo difficoltà anche nel portare a termine piccole attività quotidiane, dall’altra parte è un momento a me caro in quanto la rinascita della natura, in ogni sua parte, mi inietta un grande spirito di fiducia per il futuro prossimo. Risulta anche vero che di primavere “buie” ne ho passate tante. Ed è proprio oggi e attraverso questo blog che ho deciso di mettermi a nudo e di raccontarvi in breve la battaglia che sto combattendo da molti anni.
Era una comune mattinata primaverile del 2015. Qualcosa non va, pensai subito. Versavo in uno stato di totale derealizzazione, che per chi non conoscesse il termine significa non essere più capaci di comprendere la realtà, con sintomi simili alle vertigini, mal di testa, un senso di stordimento e ansia incontrollata. In quel preciso istante, se avessi avuto gli strumenti necessari per interpretare e correggere eventualmente quella sintomatologia, come li ho ora, probabilmente la mia vita sarebbe stata diversa, o per lo meno migliore. Ero probabilmente caduto nel vortice di una sindrome pseudo depressiva, la quale ancora oggi fa paura e fa paura soprattutto raccontarla a qualcuno, perché si ha timore di essere giudicati o etichettati con termini come “inadeguato”, “asociale”, “problematico”. La sindrome depressiva o il disturbo d’ansia grave non deve essere considerato un ostacolo, ma una grande opportunità di crescita. Io personalmente l’ho capito molti anni dopo attraverso un percorso che mi ha portato a scavare nei meandri della mia psiche e del mio inconscio, a ricercare nel passato degli eventi o delle situazioni che hanno inciso profondamente col mio trascorso vitale. Ho avuto paura, lo ammetto. Paura di non farcela. Ma non ho mai pensato di mollare, nemmeno un minuto.
Non dovete vivere a caso. Ho iniziato sin da subito a studiare tutta la mia vita, i miei obiettivi, la mia mission, i miei valori, i rapporti sociali, lo sport, il lavoro e cercavo contemporaneamente di capire e interpretate i miei stati emotivi. Col tempo ho iniziato a praticare nuove attività, a confrontarmi con gente positiva, a trascorrere giornate intere meditando all’aria aperta. Ho iniziato a correre. Ho cercato di ritrovare la mia anima attraverso i ricordi puri dell’infanzia. Insomma, ho cercato di fare chiarezza su ciò che ero stato da bambino, su ciò che ero e su ciò che realmente avrei voluto essere. Ho iniziato a curarmi delle relazioni con gli altri sotto un altro punto di vista. Mi sono buttato in scelte di vita che mai mi sarei aspettato di fare. Insomma, ho cercato sempre di rimanere a galla nonostante la mia mente tendeva a spegnersi e a rimanere nella sua zona comfort facendomi affogare con essa. Ho dato una chiara impostazione alla mia vita. Ho iniziato a leggere libri sulla crescita personale e altri argomenti. Ho cercato nelle storie degli altri un rimando alla mia storia. Ho cercato nelle situazioni lavorative e sportive di trovare me stesso, nella pienezza e nella completezza.
Non dovete avere debiti di riconoscenza. Non dobbiamo nulla a nessuno. Possiamo fare qualcosa sì, ma qualcosa che non ci faccia sentire perennemente in debito: non siamo nati per fare del bene agli altri, ma per realizzare noi stessi. Dobbiamo sempre avere rispetto per chi ci troviamo davanti. Ma la cosa realmente importante è avere una mission chiara, degli obiettivi precisi da raggiungere. E se non li abbiamo dobbiamo trovarli e imporceli. Siamo nati per sperimentare la felicità e dobbiamo farlo con coraggio e determinazione. La difficoltà nasce sempre nel momento in cui creiamo un ostacolo nella nostra mente in risposta ad un pensiero o ad una situazione. Io incolpo i miei genitori di avermi ostacolato in molte scelte e li ringrazio per avermene concesse molte altre. Ma non perché sono i miei genitori debbo avere un certo debito di riconoscenza. Sono i miei genitori, basta questo. Vorrò loro sempre bene. Li accudirò quando sarà necessario. Ma non fanno parte delle scelte della mia vita.
Non paragonate mai la vostra vita a quella degli altri e non pensate che la vita degli altri sia migliore della vostra. Io ho fatto questo errore: ero ossessionato dal fatto che gli altri avessero una vita bella e io no, che loro fossero più fortunati ed io non abbastanza. La verità? La vita la creiamo noi, come decidiamo noi e come vogliamo noi. La maggior parte delle volte veniamo frenati dalla paura di non essere abbastanza: non ho una vita sociale perché non sono come gli altri! Ma cosa vuol dire? Come sono gli altri? Cosa fanno nella vita? Fanno qualcosa che ti piace? Bene allora cerca di studiarli, di attingere da loro le qualità migliori, di porre loro qualche domanda, di condividere con loro esperienze e pratica con loro qualche attività. Esistono molte più persone comprensive ed empatiche di quanto tu possa pensare. Ma non bisogna avere paura!
Conoscete ed acquisite competenze. La fame di conoscenza mi ha fornito ulteriore supporto nel momento in cui mi son trovato senza una sicurezza fondamentale: cosa avrei voluto fare nella mia vita. Ho deciso allora di iniziare a formarmi in diversi ambiti, ad acquisire per lo meno le competenze base per affrontare un determinato lavoro o risolvere semplicemente un problema quotidiano. Ho iniziato a fare, sbagliare e poi rifare nuovamente fino a quando non ero soddisfatto del livello raggiunto. Cercavo sempre la novità e in essa trovavo la motivazione giusta per andare avanti ed acquisire sicurezza. Quando meno me lo aspettavo, ho trovato la risposta a tutto. Sapevo cosa sarei voluto essere. Sapevo come fare per essere quello che avrei volto essere. Occorre essere affamati di conoscenza. Occorre anche essere un po’ folli. Occorre trovare ogni giorno un motivo valido per sopravvivere, anche quello più impensabile. Sarà proprio in quel momento che vi porterete ad un livello superiore di fiducia e consapevolezza! Fate nuove esperienze, scrivete a persone che non conoscete per nulla, esplorate nuovi stati d’animo. Insomma fate qualcosa, ma fatelo.